L'esistenza ha lasciato l'uomo completamente libero, e quando ti accorgi di questo inizia l'agonia.. Fa paura, finisci nel caos.
Io non ti dico di liberarti dell'agonia, ti dico come innamorarti del caos, con la libertà che esso porta, con lo spazio senza limiti che porta il caos.. Vacci dentro fino a quando raggiungi il centro. Trovare se stessi è trovare Tutto. Allora non manca nulla. Allora non resta alcuna domanda. Osho
Io non ti dico di liberarti dell'agonia, ti dico come innamorarti del caos, con la libertà che esso porta, con lo spazio senza limiti che porta il caos.. Vacci dentro fino a quando raggiungi il centro. Trovare se stessi è trovare Tutto. Allora non manca nulla. Allora non resta alcuna domanda. Osho
Un approccio contemplativo alla cura
Meditazione deriva da mederi, la stessa radice di Medicina: osservare ma anche prendersi cura. La meditazione come pratica è patrimonio dell'uomo di ogni epoca storica, tradizione e cultura; recentemente il termine Mindfulness, letteralmente "pienezza della consapevolezza" ha sostituito la parola meditazione nel mondo occidentale.
L'approccio contemplativo alla cura nella medicina integrata deriva dalla tradizione del buddismo zen e può essere definito come un approccio che inserisca la pratica meditativa, l'azione compassionevole, l'etica, l'empatia e la presenza consapevole momento per momento nel contesto della relazione di cura.
Essere totali nel momento presente significa imparare a restare in contatto con la realtà per come si manifesta istante dopo istante, sia che sia piacevole, sia che non lo sia. Significa anche ritornarvi ogni volta che la mente vaga in pensieri riguardanti passato o futuro, senza perdersi in fantasie e dialoghi interni. Sebbene questi siano processi naturali della mente, la pratica meditativa permette di osservarli in modo rilassato, senza respingerli e senza soffermarcisi, tornando gentilmente ogni volta al momento presente.
Questa attitudine viene espressa concretamente nell' accoglienza di qualunque cosa si manifesti (eventi, emozioni, interazioni relazionali ecc.) senza idee preconcette, schemi fissi o comportamenti condizionati.
Ammettere di non sapere ci rende liberi. In effetti non so come mi sentirò nel prossimo istante, cosa penserò, come reagirò, cosa mi dirà la persona che ho di fronte, come ci relazioneremo. Non sapere lascia liberi noi, gli altri e la vita stessa di fluire spontaneamente; comprende anche la fiducia in una intelligenza vasta e misteriosa di cui siamo meravigliosi frammenti.
Essere in contatto con la realtà impermanente, che fluisce e si modifica istante dopo istante significa anche essere consapevoli della transitorietà di ogni cosa: come esseri viventi siamo soggetti alla trasformazione, all'invecchiamento, alla malattia, alla morte. Per questo l'approccio contemplativo viene utilizzato anche nel sostegno alla sofferenza e nell'accompagnamento alla morte.
Essere totali nel momento presente significa imparare a restare in contatto con la realtà per come si manifesta istante dopo istante, sia che sia piacevole, sia che non lo sia. Significa anche ritornarvi ogni volta che la mente vaga in pensieri riguardanti passato o futuro, senza perdersi in fantasie e dialoghi interni. Sebbene questi siano processi naturali della mente, la pratica meditativa permette di osservarli in modo rilassato, senza respingerli e senza soffermarcisi, tornando gentilmente ogni volta al momento presente.
Questa attitudine viene espressa concretamente nell' accoglienza di qualunque cosa si manifesti (eventi, emozioni, interazioni relazionali ecc.) senza idee preconcette, schemi fissi o comportamenti condizionati.
Ammettere di non sapere ci rende liberi. In effetti non so come mi sentirò nel prossimo istante, cosa penserò, come reagirò, cosa mi dirà la persona che ho di fronte, come ci relazioneremo. Non sapere lascia liberi noi, gli altri e la vita stessa di fluire spontaneamente; comprende anche la fiducia in una intelligenza vasta e misteriosa di cui siamo meravigliosi frammenti.
Essere in contatto con la realtà impermanente, che fluisce e si modifica istante dopo istante significa anche essere consapevoli della transitorietà di ogni cosa: come esseri viventi siamo soggetti alla trasformazione, all'invecchiamento, alla malattia, alla morte. Per questo l'approccio contemplativo viene utilizzato anche nel sostegno alla sofferenza e nell'accompagnamento alla morte.
LA MINDFULNESS IN OCCIDENTE
Nel 1979 Jon Kabat-Zinn sviluppò un programma di riduzione dello stress basato sulla Mindfulness (MBSR), diffondendo nel mondo occidentale una pratica meditativa di origine buddista che nelle numerose ricerche che seguirono si dimostrò efficace nel ridurre la sofferenza ( e l'utilizzo di farmaci anti dolorifici) nei contesti clinici ospedalieri e territoriali statunitensi. Il dott. Kabat-Zinn era un meditante della tradizione Vipassana (letteralmente chiara visione o visione profonda), da cui derivò la pratica Mindfulness come strumento di cura per aiutare i pazienti a gestire stress ed emozioni e migliorare la salute psicofisica. Da allora la Mindfulness viene utilizzata come strumento potente non solo in ambito clinico ma nello sviluppo della consapevolezza di sè e del benessere psicofisico nei contesti educativi e scolastici, nei percorsi di crescita personale, nel sostegno ai professionisti della salute e nella prevenzione del burn out.
Le ricerche scientifiche sugli effetti della Mindfulness e su altri tipi di meditazione sono migliaia e riguardano non solo i benefici sui sintomi dello stress e delle malattie croniche psicofisiche ma anche le modificazioni che avvengono nel cervello con la pratica e che corrispondono ad una maggiore integrazione e autoregolazione dei sistemi PNEI, con il riequilibrio dell'attivazione del sistema nervoso, della produzione ormonale, della capacità difensiva del sistema immunitario, il potenziamento di funzioni come la memoria, la concentrazione, l'empatia, il rendimento scolastico e lavorativo, l'intelligenza emotiva e la compassione.
In molte tradizioni spirituali la compassione è Amore incondizionato, uno stato di apertura del cuore che deriva dalla comprensione profonda ed esperienziale che tutti gli esseri senzienti condividono a qualche livello piacere e dolore, gioia e sofferenza, paura e solitudine, affetto e cura. Alla base delle molteplici manifestazioni della Realtà tutto è UNO.
Le ricerche scientifiche sugli effetti della Mindfulness e su altri tipi di meditazione sono migliaia e riguardano non solo i benefici sui sintomi dello stress e delle malattie croniche psicofisiche ma anche le modificazioni che avvengono nel cervello con la pratica e che corrispondono ad una maggiore integrazione e autoregolazione dei sistemi PNEI, con il riequilibrio dell'attivazione del sistema nervoso, della produzione ormonale, della capacità difensiva del sistema immunitario, il potenziamento di funzioni come la memoria, la concentrazione, l'empatia, il rendimento scolastico e lavorativo, l'intelligenza emotiva e la compassione.
In molte tradizioni spirituali la compassione è Amore incondizionato, uno stato di apertura del cuore che deriva dalla comprensione profonda ed esperienziale che tutti gli esseri senzienti condividono a qualche livello piacere e dolore, gioia e sofferenza, paura e solitudine, affetto e cura. Alla base delle molteplici manifestazioni della Realtà tutto è UNO.
LA MINDFULNESS PSICOSOMATICA DI MONTECUCCO
Lo stato di mindfulness è uno stato naturale dell'essere, in cui entriamo individualmente o collettivamente, che favorisce l'emergere di vissuti inconsapevoli, permette una maggiore conoscenza del funzionamento interno e sviluppa l' integrazione tra stati fisici, emozionali e mentali. Per questi motivi la mindfulness è diventata uno strumento centrale nei percorsi di crescita personale, ma è anche alla base di molti protocolli clinici come il famoso MBSR per la riduzione dello stress.
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In Italia il medico Nitamo Federico Montecucco dell'Istituto di Neuropsicosomatica PNEI, utilizza il termine Mindfulness Psicosomatica per sottolineare l'importanza della percezione corporea e globale nell'esperienza meditativa, rifacendosi alle parole del Buddha che invitava all'osservazione del corpo stando nel corpo, all'osservazione delle emozioni stando nelle emozioni e all'osservazione dei pensieri stando nei pensieri. La funzione di testimone non è quindi un'osservazione esterna, dissociata dai processi del corpo e della mente, ma una partecipazione piena e consapevole all'unità della vita. La mindfulness psicosomatica è rivolta allo sviluppo delle potenzialità dell'individuo, permettendo di vivere pienamente e consapevolmente il qui e ora.
Meditazione e stati di coscienza
Alcuni maestri e ricercatori, di tradizione orientale e occidentale, hanno definito la meditazione una interruzione volontaria della mente ordinaria (shunyata, il vuoto) o lo stato di consapevole riduzione dell'attività di pensiero, altri come focalizzazione dell'attenzione sul momento presente, o ancora una sospensione o un temporaneo dissolvimento dell'Io.
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Per quanto riguarda le tecniche utilizzate per raggiungere questo stato (samadhi o satori), esse possono variare da tecniche di attenzione non focalizzata alla trance, da tecniche di concentrazione e pacificazione della mente (samatha) o pratiche per sviluppare la chiara visione (vipassana) fino a quelle di devozione e preghiera basate sulla compassione.
Alcune componenti comuni nel processo di consapevolezza Mindfulness sono: portare intenzionalmente l'attenzione all'interno (conoscere il funzionamento dei nostri stati fisici, emotivi e mentali e riconoscere i nostri vissuti); esplorare e accogliere senza scegliere, sospendendo il giudizio, qualunque cosa arrivi alla consapevolezza (equanimità); osservare momento per momento l'esperienza presente senza reagire (senza perpetuare schemi automatici e inconsapevoli); focalizzare l'attenzione sul respiro o altro oggetto di osservazione (riducendo la dispersione mentale dei pensieri ruminativi o l'eccesso di attività); spostare l'attenzione su qualsiasi stimolo si presenti alla consapevolezza senza attaccarvisi o respingere nulla (si nota il manifestarsi dell'esperienza del qui e ora come flusso, nell'alternanza di oggetti di attenzione); esperire unità e integrità del Sè.
Dal punto di vista neuroscientifico le ricerche degli ultimi anni hanno mappato i cambiamenti cerebrali che avvengono durante la meditazione. Nel bellissimo testo "Meditazione e Ipnosi. Tra neuroscienze, filosofia e pregiudizio" Enrico Facco, neurologo, meditatore, ipnologo e ricercatore, descrive le configurazioni cerebrali associate alle due modalità principali attraverso cui operano le tecniche meditative: la focalizzazione dell'attenzione (FA) e il monitoraggio aperto (OM); mentre la prima si basa sulla concentrazione volontaria su un oggetto esterno o interno che porta alla Samatha (calma dimorante), la seconda si esprime come consapevolezza aperta sul continuo flusso dell'esperienza così come si presenta. La Mindfulness rientra principalmente in questo secondo tipo, come la Vipassana e la meditazione Zazen, tra le altre, mentre la tecnica del bodyscan psicosomatico è più pertinente al primo tipo; tuttavia non vi è una netta separazione tra le due modalità, che spesso confluiscono l'una nell'altra in un processo dinamico ampio e complesso.
Facco ipotizza due circuiti neuronali complementari, il primo implicato nell'induzione dell'attività meditativa grazie alla FA e il secondo nella gestione del mantenimento della condizione di meditazione come attività mentale libera dai contenuti ordinari della coscienza e dalla loro cornice operativa (una consapevolezza priva di percezione e contenuti, Samadhi). La componente FA della meditazione sembra correlata ad una aumentata attività frontale mediale dell'emisfero destro e una ridotta attività prefrontale laterale sinistra, con l'attivazione di un circuito cortico-striato-talamo-corticale connesso con lo spostamento dell'attenzione dal mondo esterno all'ambiente interno, e una regolazione dell'attenzione e del controllo esecutivo che comprende numerosi circuiti neurali. La componente OM induce invece un aumento prevalentemente sinistro dell'attività frontale mediale, con una differenza sostanziale tra meditatori inesperti ed esperti.
Recentemente molte ricerche sugli effetti cerebrali delle tecniche di meditazione si sono rivolte al Default Mode Network (DMN), una rete neuronale diffusa implicata proprio nello stato di assorbimento interno (quello che potremmo chiamare centratura) connesso alla capacità interocettiva di sentirsi, in assenza di spostamento dell'attenzione verso stimoli esterni. Lo Yoga tradizionale utilizza delle tecniche apposite per il ritiro delle percezioni sensoriali che richiamano l'attenzione dall'esterno per favorire invece uno stato di attenzione rilassata interna.
Dal punto di vista neuroscientifico le ricerche degli ultimi anni hanno mappato i cambiamenti cerebrali che avvengono durante la meditazione. Nel bellissimo testo "Meditazione e Ipnosi. Tra neuroscienze, filosofia e pregiudizio" Enrico Facco, neurologo, meditatore, ipnologo e ricercatore, descrive le configurazioni cerebrali associate alle due modalità principali attraverso cui operano le tecniche meditative: la focalizzazione dell'attenzione (FA) e il monitoraggio aperto (OM); mentre la prima si basa sulla concentrazione volontaria su un oggetto esterno o interno che porta alla Samatha (calma dimorante), la seconda si esprime come consapevolezza aperta sul continuo flusso dell'esperienza così come si presenta. La Mindfulness rientra principalmente in questo secondo tipo, come la Vipassana e la meditazione Zazen, tra le altre, mentre la tecnica del bodyscan psicosomatico è più pertinente al primo tipo; tuttavia non vi è una netta separazione tra le due modalità, che spesso confluiscono l'una nell'altra in un processo dinamico ampio e complesso.
Facco ipotizza due circuiti neuronali complementari, il primo implicato nell'induzione dell'attività meditativa grazie alla FA e il secondo nella gestione del mantenimento della condizione di meditazione come attività mentale libera dai contenuti ordinari della coscienza e dalla loro cornice operativa (una consapevolezza priva di percezione e contenuti, Samadhi). La componente FA della meditazione sembra correlata ad una aumentata attività frontale mediale dell'emisfero destro e una ridotta attività prefrontale laterale sinistra, con l'attivazione di un circuito cortico-striato-talamo-corticale connesso con lo spostamento dell'attenzione dal mondo esterno all'ambiente interno, e una regolazione dell'attenzione e del controllo esecutivo che comprende numerosi circuiti neurali. La componente OM induce invece un aumento prevalentemente sinistro dell'attività frontale mediale, con una differenza sostanziale tra meditatori inesperti ed esperti.
Recentemente molte ricerche sugli effetti cerebrali delle tecniche di meditazione si sono rivolte al Default Mode Network (DMN), una rete neuronale diffusa implicata proprio nello stato di assorbimento interno (quello che potremmo chiamare centratura) connesso alla capacità interocettiva di sentirsi, in assenza di spostamento dell'attenzione verso stimoli esterni. Lo Yoga tradizionale utilizza delle tecniche apposite per il ritiro delle percezioni sensoriali che richiamano l'attenzione dall'esterno per favorire invece uno stato di attenzione rilassata interna.
mindfulness psicosomatica
La capacità di mindfulness è una competenza di base per il benessere psicofisico e la crescita dell'individuo che può essere sviluppata con la pratica: addestra a stare in contatto con l'esperienza interna ed esterna del momento senza giudicarla e senza cercare di modificarla.
Attraverso un paziente addestramento della mente e dei suoi automatismi, e con la costruzione di nuovi punti di vista sulla realtà, la pratica meditativa migliora i sintomi di stress, ansia e depressione e regola l'asse neuroendocrino con molteplici benefici sulla salute psicofisica.
Lo sviluppo della consapevolezza di sè permette l'integrazione e la condivisione all'interno del network psicosomatico (attraverso la funzione di sincronizzazione del talamo) delle informazioni corporee, emotive e cognitive elaborate dalle specifiche aree cerebrali: questa sincronizzazione, evidenziata come coerenza elettroencefalografica (EEG), favorisce l'organizzazione e il funzionamento unitario del sistema.
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Numerose pratiche di meditazione e consapevolezza sono state validate scientificamente da ricerche psicologiche e cliniche internazionali che hanno evidenziato consistenti benefici nelle diverse fasi della vita, a partire dalla vita intra-uterina fino all'età avanzata: oltre a riduzione di stress, ansia e depressione, anche miglioramento della stima di sé, di attenzione e concentrazione, con aumento del rendimento scolastico o lavorativo, efficacia nelle relazioni, nell' affettività e nella gestione delle emozioni.
In campo medico le pratiche di consapevolezza e mindfulness vengono utilizzate nella gestione del dolore cronico, nella disassuefazione da sostanze nelle dipendenze, nel migliorare la compliance alle terapie, nel potenziare l'efficacia delle terapie farmacologiche e chirurgiche.
Le pratiche
Si può meditare in varie posizioni, fermi o in movimento: nella tradizione buddista zen le due pratiche principali sono la meditazione seduta, che comporta l'immobilità del corpo per favorire la quiete della mente e che utilizza come oggetto il respiro, e la meditazione camminata, che utilizza invece il movimento come oggetto della pratica. Dagli anni '70 del novecento in poi sono nate anche una serie di meditazioni attive che sfruttano la danza, lo shaking e altri movimenti corporei per favorire lo stato di rilassamento dalle tensioni e dalle rigidità dovute al nostro stile di vita piuttosto sedentario permettendo un accesso più facile alla pratica di meditazione statica. Queste meditazioni comprendono anche fasi in cui la consapevolezza si concentra sul movimento dell'energia o sull'espressione emozionale, diventando strumenti estremamente utili nei processi terapeutici e di crescita personale.
Le meditazioni possono essere guidate ma non vanno confuse con le tecniche di visualizzazione e di immaginazione guidata che sono induttive, cioè inducono stati precisi (in genere positivi) attraverso la visualizzazione di immagini, ad esempio un luogo rilassante o il processo di guarigione o gli atti di respiro. La meditazione al contrario non è induttiva, può utilizzare delle immagini evocative solo per facilitare la connessione con gli stati interni o con le percezioni dei sensi, ma è la consapevolezza momento per momento, senza giudizio e senza manipolazione, di qualunque cosa si manifesti alla coscienza. La differenza è sostanziale poichè, se è vero che le ricerche dimostrano un'efficacia delle tecniche di rilassamento, visualizzazione e immaginazione anche in contesti clinici, la capacità integrativa e di autoregolazione è massima per la mindfulness proprio perchè, non dirigendo la mente in una direzione specifica parziale ma accogliendo qualunque manifestazione della vita, permette a tutte le informazioni, non solo quelle piacevoli o accettabili, di essere riconosciute, elaborate e integrate, producendo un benessere più profondo, stabile e autentico.
Le meditazioni possono essere guidate ma non vanno confuse con le tecniche di visualizzazione e di immaginazione guidata che sono induttive, cioè inducono stati precisi (in genere positivi) attraverso la visualizzazione di immagini, ad esempio un luogo rilassante o il processo di guarigione o gli atti di respiro. La meditazione al contrario non è induttiva, può utilizzare delle immagini evocative solo per facilitare la connessione con gli stati interni o con le percezioni dei sensi, ma è la consapevolezza momento per momento, senza giudizio e senza manipolazione, di qualunque cosa si manifesti alla coscienza. La differenza è sostanziale poichè, se è vero che le ricerche dimostrano un'efficacia delle tecniche di rilassamento, visualizzazione e immaginazione anche in contesti clinici, la capacità integrativa e di autoregolazione è massima per la mindfulness proprio perchè, non dirigendo la mente in una direzione specifica parziale ma accogliendo qualunque manifestazione della vita, permette a tutte le informazioni, non solo quelle piacevoli o accettabili, di essere riconosciute, elaborate e integrate, producendo un benessere più profondo, stabile e autentico.
Mindfulness Psicosomatica
Nella Mindfulness Psicosomatica particolare attenzione è rivolta al corpo. Vengono utilizzate tecniche e pratiche facilitanti, per riconnettersi alla percezione delle sensazioni fisiche e dello scorrere dell'energia vitale e per calmare la mente dai pensieri caotici permettendo uno spazio di osservazione silenziosa e non giudicante del momento presente e l'espandersi della consapevolezza dell'esperienza.
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Meditazione Camminata
La meditazione camminata utilizza come oggetto di attenzione focalizzata le sensazioni corporee durante il movimento del semplice camminare. Osservare dall'interno la sensazione del contatto del piede con la terra, dei fini movimenti dei muscoli e delle articolazioni, del respiro che entra ed esce, ci radica nel corpo e nel momento presente.
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Meditazioni attive
Attraverso il movimento corporeo vengono rilasciate tensioni e blocchi che impediscono il fluido scorrere dell'energia vitale. Le prime fasi attivano e muovono l'energia, le ultime facilitano il rilassamento, il silenzio interiore e il dimorare nella quiete della consapevolezza espansa.
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